Società di Cremazione di Lucca
Il funerale di Percy Bysshe Shelley, dipinto di Louis Edouard Fournier - Luglio 1889

La storia

Il termine cremazione, che deriva dal latino cremare, "bruciare, ridurre in cenere mediante il fuoco", indica l'usanza funeraria di ardere un cadavere.

 

Nonostante il diffondersi di pratiche alternative, attualmente è il rito funebre dominante presso numerose popolazioni dei diversi continenti, in modo particolare in Asia (India).

Questo tipo di trattamento del corpo del defunto è conosciuto fin dalla preistoria e fu ampiamente praticato da Greci e Romani.

 

Nella storia dei popoli europei, il passaggio dal paganesimo al cristianesimo segnò anche quello dalla cremazione all'inumazione. Anche se la cremazione non era esplicitamente un tabù fra i cristiani, era guardata con sospetto dalle autorità religiose e, a volte, apertamente osteggiata a causa della sua origine pagana e per la preoccupazione che potesse interferire con la resurrezione del corpo e la sua riunione con l'anima.

 

Nel mondo occidentale si è tornati a parlare di cremazione solo negli ultimi due secoli. In Italia la prima cremazione fu effettuata nel 1822, quando la salma del poeta inglese Percy Bysshe Shelley, annegato nel golfo di La Spezia, fu bruciata sulla spiaggia di Viareggio sopra una pira sparsa di balsami per volontà dell'amico Byron. Fu questo il primo atto di una lunga battaglia che vide successivamente la nascita delle prime società per la cremazione e un progressivo incremento del numero dei suoi sostenitori.

 

Negli ultimi anni anche varie Chiese cristiane si sono pronunciate nei confronti di tale uso in modo più flessibile rispetto al passato, forse anche per considerazioni legate alle problematiche ambientaliste. Anche la Chiesa Cattolica, con un'istruzione del Sant'Offizio del 1963, successivamente recepita nel Codice di diritto canonico del 1983, ammette oggi la cremazione come compatibile con la fede cristiana, essendo ormai una scelta compiuta da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

 

In Italia, essa è praticata soltanto nel 18,43% dei casi, pari a 110.712 cremazioni su un totale di 600.744 decessi (dati anno 2013). Il ritardo è dovuto soprattutto all’assenza di strutture attrezzate, presenti solamente in una quarantina di province. Ma qualcosa sta cambiando, tanto che a Milano le cremazioni hanno addirittura superato le sepolture.